ZMagazine, 14 Agosto 2008

L’OCCUPAZIONE DELLA NATO E IL FONDAMENTALISMO

Un’intervista a Mariam di RAWA


Di Justin Podur

ISLAMABAD – L’Associazione Rivoluzionaria delle Donne Afghane (RAWA) è un’organizzazione di donne che porta avanti scuole clandestine e altri progetti, educa ragazze afghane, pubblica un giornale periodico, e promuove agitazioni politiche per i diritti delle donne, per i diritti umani, il secolarismo e la giustizia sociale in Afghanistan.

Dall’invasione sovietica del 1979 alla chiusura dei campi profughi nel 2006, milioni di rifugiati afghani hanno vissuto in Pakistan e molti ancora lo fanno. Le attività di RAWA sono sempre state localizzate in modo prioritario in Afghanistan, ma mantenendo anche una forte presenza nella comunità dei rifugiati in Pakistan.

Ho parlato con Mariam di RAWA ad Islamabad nel luglio 2008.

Justin Podur (JP): Per iniziare, potresti spiegare ai lettori cos’è RAWA e il suo lavoro in Afghanistan e Pakistan.

Mariam (RAWA): RAWA è nata nel 1977 a Kabul come organizzazione di donne afghane per i diritti umani e l’uguaglianza delle donne. Dopo l’invasione sovietica, alcuni membri di RAWA sono stati imprigionati a Kabul, e dal momento che un gran numero di rifugiati sono fuggiti in Pakistan, la stessa RAWA ha spostato in qualche modo il suo focus, e ha iniziato a lavorare con donne e bambini rifugiati a Peshawar (la città capoluogo della provincia della frontiera Nord Occidentale in Pakistan, al confine con l’Afghanistan). Abbiamo iniziato a fornire servizi umanitari a assistenza sociale, attraverso i quali abbiamo anche cercato di educare le donne afghane ai propri diritti. Abbiamo continuato a svolgere le nostre attività politiche, ma a causa dei problemi di sicurezza in Afghanistan, non è stato facile. Abbiamo continuato a lavorare clandestinamente in alcune città afghane. Quando all’occupazione sovietica è seguito il sanguinoso governo fondamentalista e più tardi il regime talebano, noi abbiamo continuato a lavorare sia in Afghanistan che in Pakistan. Abbiamo condotto programmi di alfabetizzazione, orfanotrofi e scuole in Afghanistan, ma gran parte dei nostri comunicati pubblici, politici, sono stati lanciati dal Pakistan. Pubblichiamo una rivista politica chiamata Payam-e-Zan (Il messaggio delle donne). Oggi sotto l’occupazione NATO e dopo la chiusura dei campi profughi, svolgiamo la parte politica del nostro lavoro sia all’interno dell’Afghanistan che nel Pakistan, ma per lo più in modo semi-clandestino a causa dei gravi rischi per la sicurezza.

JP: Puoi dirci qualcosa su come è organizzata RAWA, come “reclutate”,da dove vengono le vostre leaders?

RAWA: Attraverso i nostri programmi di alfabetizzazione, gli orfanotrofi e le scuole, RAWA è entrata in contatto con molte ragazze negli ultimi 15-20 anni. C’è una profonda differenza tra la vita delle donne nella società afghana che sono passate attraverso la guerra, i Talebani e i fondamentalisti, nella loro normale vita domestica, e la vita delle ragazze che sono state tirate su o hanno lavorato con RAWA.

Queste ultime hanno una visione, idee e mentalità ben diverse; sono coscienti dei propri diritti e sanno che devono lottare per affermarli. Alcune di loro continuano a lavorare per RAWA dopo che sono cresciute.

Alcune erano già donne adulte quando sono state coinvolte, e le loro intere famiglie con loro. Diversi giovani, ragazze ma anche ragazzi, vengono coinvolti. Altre persone iniziano a partecipare mentre non sanno ancora nè leggere nè scrivere, ma si legano a RAWA, soprattutto nelle aree rurali, dove membri di RAWA vivono e lavorano e sono parte della comunità locale.

JP: E qual è la situazione dei rifugiati afghani in Pakistan oggi?

RAWA: In generale, il Pakistan è stato migliore per i rifugiati afghani, in confronto all’Iran o agli altri paesi confinanti. Ci sono stati però dei limiti. La vita nei campi profughi è stata molto dura e con risorse davvero minime. La maggioranza dei campi erano sotto il controllo dei partiti fondamentalisti che hanno imposto le loro restrizioni ai rifugiati. Lavorare, per gruppi con una visione democratica come RAWA, è stato molto duro e rischioso. Molti singoli afghani amanti della libertà sono stati assassinati dai gruppi Jehadi con l’aiuto dei servizi segreti pakistani (ISI). Meena, la fondatrice di RAWA, è stata una di loro. Ma malgrado tutti i problemi, RAWA ha mantenuto la sua presenza in alcuni campi e noi abbiamo diretto in particolare un campo nella periferia di Peshawar per oltre due decadi, finchè esso non è stato evacuato con la forza dal governo pakistano qualche mese fa.

Nel 2001-2002, dopo l’invasione e l’occupazione USA, un gran numero di afghani sono tornati indietro. Le comunità di rifugiati di Peshawar sono state praticamente svuotate, ma a causa delle cattive condizioni, il ritorno in Afghanistan è ancora un’opzione per niente attraente per molti rifugiati.

Quando il governo ha deciso di chiudere alcuni campi profughi nel 2006, ciò ha avuto un enorme impatto. Molti rifugiati sono stati costretti con la forza a partire, anche se avevano perso tutto in Afghanistan: non avevano lavoro, abitazioni, nessun posto dove tornare. E infatti nessuno sa cosa ne sia stato di loro. Quelle famiglie che sono tornate in Afghanistan sono molto deluse per la mancanza di lavoro e di servizi, e molti sono tornati a cercare rifugio in Pakistan per la seconda volta.

Oggi secondo l’UNHCR, i rifugiati stanno tornando in Pakistan e cercano di trovare posto nelle città. Quando c’è qualche tensione tra i governi pakistano e afghano, sono i rifugiati afghani quelli che ne soffrono di più. Il Pakistan fa pressione sui rifugiati perché tornino in patria.

Ma la gente nelle aree di frontiera è tutta uno stesso popolo – condivide la lingua, la cultura, l’abbigliamento, le tradizioni. Dopo trent’anni, inoltre, molti rifugiati vedono il Pakistan come la propria seconda patria. Gli afghani sanno che il Pakistan sostiene i Talebani e gli altri fondamentalisti in Afghanistan, ma le crisi politiche non indeboliranno le relazioni dei popoli attraverso il confine.

JP: Forse possiamo completare l’introduzione con un po’ delle vostre analisi della situazione politica e militare in Afghanistan.

RAWA: E’ una situazione complicata. Abbiamo l’occupazione della NATO e l’interferenza dei vicini, Pakistan, Iran, Arabia Saudita, Tajikistan, Russia, eccetera, ognuno dei quali ha sostenuto diversi gruppi fondamentalisti in anni recenti. I Talebani controllano alcune aree e negli ultimi mesi hanno raggiunto persino i confini di Kabul. Essi sono stati sostenuti da alcuni circoli in Pakistan. Persino il regime iraniano invia armi e munizioni ai Talebani. I civili afghani sono le prime vittime della brutalità dei Talebani, di nuovo, compresi i loro attacchi suicidi. I fratelli-di-credo dei Talebani, l’Alleanza del Nord, oggi sono al potere e sono sostenuti generosamente dal governo USA. La maggior parte dell’Afghanistan settentrionale è governato dai signori della guerra locali che appartengono all’Alleanza del Nord. Il governo di Hamid Karzai non ha alcun controllo tangibile lì. I Talebani e gli altri movimenti islamici sono i nemici del popolo afghano. E il loro potere è sostenuto dagli USA e dall’Occidente. Il sostegno che i fondamentalisti ottengono dall’estero rende difficile agli Afghani resistere loro. D’altra parte gli USA/NATO giocano a Tom e Jerry con i Talebani e Al-Qaeda, mentre la gente comune afghana soffre per l’impatto dei loro ciechi bombardamenti e noi siamo testimoni di orrende tragedie di vittime civili praticamente ogni giorno.

JP: Hai descritto tutti questi movimenti politici islamici come nemici del popolo, sia che essi siano sostenuti dall’Occidente o che combattano la NATO. Io ho sentito però argomentare che il Pakistan e l’Afghanistan sono paesi profondamente religiosi, e che qualsiasi movimento politico deve fare i conti con questo fatto. Di conseguenza, ho sentito dire che gruppi come RAWA si isolano a causa della loro posizione senza compromessi a proposito della laicità e della religione. Non pensi che il vostro secolarismo vi renda impopolari?

RAWA: Questa è l’impressione che i media occidentali danno della società afghana. Può essere che sia corretta ai loro occhi. Noi afghani ci siamo vissuti in mezzo. Come la società afghana si esprime dipende da molti fattori, sociali, culturali ed economici. Noi abbiamo lavorato in alcune di quelle che potrebbero essere chiamate le aree più “arretrate”, molto religiose, senza una gran nozione dei diritti delle donne. Ma dopo qualche tempo, e qualche volta questo processo è proprio veloce, anche settimane o mesi, loro arrivano ad apprezzare ciò che stiamo facendo e persino si lasciano coinvolgere, persino intere famiglie. Noi abbiamo visto questo in diverse aree. Per questo io non sono d’accordo che il paese nel suo complesso non sia in grado di accettare i diritti democratici o i valori secolari. Ci vuole tempo e lavoro per costruire una consapevolezza sociale e politica, e negli anni recenti la gente non ha avuto questa opportunità.

Il tipo di Islam che i fondamentalisti presentano è diverso da quello dei comuni credenti afghani. L’Islam dei fondamentalisti è un Islam politico e ogni partito ha il suo proprio tipo, che contraddice quello degli altri partiti. L’Islam di Mullah Omar è diverso dall’Islam di Burhanuddin Rabbai, di Rasul Sayyaf, e questi gruppi sono stati in guerra tra loro per anni malgrado tutti pretendano di essere i veri mussulmani. I gruppi fondamentalisti hanno commesso crimini senza precedenti in nome dell’Islam negli ultimi 20 anni. Oggi gli Afghani sono talmente stufi di loro che la maggioranza sostiene qualsiasi voce che si levi contro i fondamentalisti. Quando Malalai Joya ha parlato contro di loro per soli due minuti nella Loya Jirga, la sua voce è stata subito amplificata e sostenuta da milioni di Afghani in tutto il paese ed è stato detto di lei che è un’eroina e la voce di chi non ha voce. I fondamentalisti impongono il proprio dominio con l’aiuto delle armi, dei padroni esteri e del denaro. Senza queste cose, loro non hanno nessun appoggio nella società afghana.

JP: L’occupazione NATO sta aiutando o danneggiando l’Afghanistan? Può essere usata in qualche modo per rafforzare le forze progressiste? Sta tenendo a bada una possibile vittoria talebana che sarebbe peggiore della situazione attuale?

RAWA: Sette anni fa quando gli USA hanno invaso, la situazione era diversa. Molti Afghani hanno apprezzato la loro presenza ed erano contenti di liberarsi del dominio oppressivo dei talebani. Loro pensavano – i Talebani sono stati eliminati, la comunità internazionale è intervenuta, a noi è stata promessa una vita migliore, democrazia e libertà e la fine dei gruppi fondamentalisti. Nel giro di mesi, è stato chiaro che il governo USA continua ancora la sua politica sbagliata di sostegno ai fondamentalisti in Afghanistan. Abbiamo visto che gli USA hanno fatto affidamento sui fondamentalisti dell’Alleanza del Nord per combattere un’altra fazione fondamentalista, i Talebani. Non importa se gli USA combattano i Talebani o il “terrorismo”, loro stanno sostenendo l’Alleanza del Nord, e per gli Afghani entrambi sono la stessa cosa – sono entrambi fondamentalisti e terroristi, sostenuti da potenze straniere, che sia l’Occidente, il Pakistan, l’Iran, l’Arabia Saudita o qualsiasi altro paese. Essi violano i diritti umani, abusano delle donne, sono colpevoli di corruzione e frode e contrabbando, come noi abbiamo documentato.

Fin dall’inizio, RAWA ha sostenuto che gli Stati Uniti e l’Occidente hanno le loro proprie ragioni per essere qui, e non è per la libertà del popolo afghano. Abbiamo detto che ciò che gli USA/NATO stanno facendo nel nome della democrazia è nei fatti un’irrisione della democrazia. Per noi questo è evidente. Oggi i bombardamenti NATO stanno aumentando, sempre più civili vengono uccisi, e altre violazioni vengono commesse da USA e NATO. E adesso persino loro stanno cercando di condividere il potere con i Talebani e con il partito terrorista di Gulbuddin Hekmatyar. Se questo piano dovesse realizzarsi, ciò significherebbe un’altra tragedia per l’Afghanistan e la sua gente, l’unificazione di tutti i nemici del popolo afghano sotto un unico ombrello così che loro possano uniti fare a pezzi il popolo afghano, i singoli individui democratici e le forze organizzate.

Sotto il sistema mafioso e all’ombra dei fucili e del “sistema dei signori della guerra” (warlordism), sfortunatamente non c’è nessuna possibilità per le forze progressiste di venire allo scoperto e lavorare apertamente. Qualsiasi leale e seria forza antifondamentalista ed anti-occupazione, ha ancora la necessità di lottare in clandestinità e non è sostenuta e incoraggiata. Infatti gli USA hanno paura di vedere emergere un potente movimento progressista in Afghanistan. Chi critica apertamente il governo e i signori della guerra, affronta minacce, detenzione e restrizioni. Noi stiamo affrontando oggi gli stessi problemi e rischi a cui dovevamo far fronte sotto i Talebani.

La privatizzazione e il sistema di libero mercato imposto in Afghanistan dal 2001 sta aprendo la strada al neoliberismo in Afghanistan, e questo è l’ennesimo incubo per il nostro popolo.

Sentiamo il suo disastroso impatto sulla gente povera dell’Afghanistan. Il grado di abbandono e povertà in Afghanistan è al di là dell’immaginazione. Il gap fra ricchi e poveri sta diventando più ampio giorno dopo giorno. Oltre il 70% degli afghani vive al di sotto della soglia di povertà. Secondo le statistiche ufficiali, il 42% sopravvive con soli 10 dollari al mese. I prezzi alle stelle negli ultimi mesi hanno trasformato la vita in una tortura per la maggioranza degli Afghani.

JP: Cosa pensi dell’opinione secondo cui se la NATO si ritirasse, l’Afghanistan precipiterebbe velocemente nelle mani dei talebani, il che sarebbe peggio?

RAWA: E’ vero che potrebbe essere peggio sotto un regime talebano. Ma almeno non saremmo sotto occupazione da parte di un potere straniero. Oggi abbiamo due problemi: i nostri fondamentalisti locali, e l’occupazione straniera. Se la NATO se ne andasse avremmo un problema solo invece di due.

RAWA ha espresso numerose volte la convinzione che né gli USA nè altre potenze abbiano la volontà di liberare la popolazione afghana dalle grinfie dei fondamentalisti. La libertà dell’Afghanistan può essere conquistata dal popolo afghano stesso. Contare su un nemico per sconfiggerne un altro è una politica sbagliata, che ha appena stretto la presa dell’Alleanza del Nord e dei loro padroni sul collo della nostra nazione.

JP: Se la NATO si ritirasse, i Talebani troverebbero maggiori difficoltà a presentare se stessi come un movimento di liberazione nazionale, un argomento ed una fonte di prestigio che loro possono agitare solo fino a quando l’occupazione continua.

RAWA: Infatti entrambi i contendenti dipendono uno dall’altro. Se gli USA arrivassero in qualche modo a eliminare i Talebani, si ritroverebbero privi di un pretesto per stare qui. Ma i Talebani e il terrorismo sono solo un pretesto.. Loro non sono onesti. Sono qui per fini strategici: la posizione centrale da cui controllare l’Iran, la Russia e la Cina, condizionare il governo e la società pachistana, rafforzare la propria presa sulle repubbliche dell’Asia centrale e così via. Per questo gli USA continuano ad aumentare la propria presenza militare e a costruire basi. La NATO probabilmente si ritirerà, ma gli USA no – loro hanno voluto un pretesto per essere qui, e gli USA non lasceranno andare questa opportunità d’oro.

JP: Lo “sforzo di sviluppo” della NATO ha coinvolto un sacco di organizzazioni non governative (ONG) che sono state coinvolte nel fornire servizi sociali. RAWA è vista come una di queste?

RAWA: RAWA non si è mai presentata come una ONG. E’ un’organizzazione politica per i diritti delle donne e i diritti umani. Ma cerca anche di venire incontro ai bisogni fondamentali e anche noi realizziamo programmi sociali. In realtà sono le nostre posizioni politiche e le nostre pratiche che danneggiano le nostre relazioni con le ONG e le agenzie, e sono il motivo per cui non otteniamo fondi dai governi stranieri. Le Ambasciate non vogliono dare a RAWA fondi perchè noi siamo un gruppo politico. Ciò è in contraddizione con le migliaia delle recenti ONG fondate in Afghanistan negli ultimi 6-7 anni. E’ un buon affare. Tu prendi qualche famiglia, con qualche conoscenza di lingua inglese e un computer, e questi diventano una ONG con finanziamenti, documenti e progetti prodotti a casa loro. La maggior parte delle ONG che sono più grandi, o grosse agenzie di aiuti, sono finanziate da governi e influenzate da questi governi. Le più piccole spesso restano coinvolte in frodi e corruzione – loro lavorano non per la popolazione afghana ma per il loro tornaconto privato. Milioni di dollari di finanziamenti vanno alle ONG e sono sprecati in spese generali, stipendi, mantenimento degli uffici, e così via. Pagano salari altissimi, non hanno progetti a lungo termine, spendono somme ingenti per la sicurezza e i veicoli. Il “sistema delle ONG” (ONG-ismo) è una politica esercitata dall’Occidente in Afghanistan; non è ciò che desidera il popolo afghano. L’ONG è uno strumento buono per distogliere la gente e specialmente gli intellettuali dallo lotta contro l’occupazione. Le ONG disinnescano la rabbia politica e fanno diventare la gente mendicanti dipendenti. In Afghanistan la gente dice: gli USA ci hanno spinto dal talibanismo all’ONGismo!

JP: Le vostre posizioni politiche fanno sì che i governi non vogliono darvi soldi. Avete qualche criterio per definire da dove accettare donazioni?

RAWA: la questione non si è posta dal momento che non ci sono mai stati offerti fondi da un governo. Ma non accetteremmo un sostegno da qualsiasi fonte. Noi contiamo sugli individui e a volte gruppi di femministe in altri paesi che sostengono RAWA. Noi vendiamo i nostri manufatti attraverso progetti di autofinanziamento, tappeti, artigianato, CD, posters; facciamo raccolte di fondi ovunque andiamo nei nostri viaggi di sensibilizzazione negli altri paesi.

Questo è il modo in cui andiamo avanti. Dopo l’11 settembre c’è stato un certo interesse per RAWA e noi abbiamo ottenuto parecchi finanziamenti per 1 o 2 anni. Oggi l’Afghanistan ha gli stessi problemi ma noi abbiamo dovuto ridimensionare i nostri interventi, ridurre il numero di bambini nei nostri orfanotrofi, e cancellare alcuni progetti per mancanza di fondi. RAWA sta affrontando gravi problemi finanziari oggi, che hanno un effetto deleterio sulle dimensioni della nostra attività.

Noi osserviamo una totale differenza tra i governi occidentali e i loro popoli. Molta gente non è a favore delle politiche del proprio governo nei confronti dell’Afghanistan. Ho sentito dire che c’è libertà di stampa negli USA, ma anche che la gente non sa molto del mondo esterno o delle politiche dei propri governi. RAWA è orgogliosa di ricevere donazioni da singoli, organizzazioni e gruppi non legati ai governi, e non da fonti governative che eserciterebbero pressioni su RAWA. Noi piuttosto vorremmo prevenire tali soldi e tentativi di controllarci.

Anche se dobbiamo affrontare dei problemi, cento dollari donati da individui ci danno coraggio e coscienza di essere sostenute, come migliaia di dollari ricevuti da un governo non potrebbero mai fare.

JP: Questi progetti che RAWA porta avanti, devono essere comunque clandestini?

RAWA: Sono semi-clandestini, ma non nel modo in cui lo erano sotto i Talebani. Noi siamo in grado di gestire progetti educativi, di realizzare incontri e raduni in Afghanistan. Ma non siamo registrate presso il governo. Se lo fossimo, sappiamo che cercherebbero di bloccarci. Non usiamo mai la sigla “RAWA” nei nostri progetti. Molta gente lo sa, ma ufficilmente noi non siamo registrate come RAWA – tutte le iniziative sono presentate come promosse da privati, da gente locale.

JP: La prima fonte di informazione in Afghanistan è la radio. E’ possibile per RAWA mettere su una radio? Qual è la strategia di RAWA rispetto ai media?

RAWA: Non è possibile in questo momento, in parte per problemi finanziari (sebbene alcuni supporters dall’Italia si siano offerti di raccogliere fondi per questo) ma principalmente per problemi di sicurezza. Ma noi potremmo utilizzare altre tecnologie per gestire una stazione radiofonica se avessimo i fondi necessari e l’equipaggiamento.

Potremmo farlo senza far apparire la sigla di RAWA, ma anche così nella situazione attuale, non possiamo esprimere il nostro punto di vista in modo così chiaro e scoperto come facciamo attraverso il nostro sito web e la rivista, perché se lo facessimo, il giorno dopo il personale della radio sarebbe ucciso a fucilate dai signori della guerra.

P: Ho letto recentemente che l’Afghanistan e il Pakistan hanno un numero crescente di tossicodipendenti da oppio, incluse le donne, come conseguenza della guerra e della condizione di rifugiati. RAWA si è imbattuta in questo nelle sue attività sociali?

RAWA: Degli stimati 26 milioni di abitanti, oltre un milione sono tossicodipendenti, anche donne e bambini, e il numero è in crescita. Molta gente che è coinvolta nella coltivazione dell’oppio gradualmente diventa dipendente: una madre che lavora tutto il giorno nei campi con i suoi problemi di salute, e non riesce a far dormire il suo bambino o a farlo smettere di piangere, deve dare qualcosa al suo bambino. Ci sono molte donne in prigione oggi, e molte diventano tossicodipendenti in prigione.

JP: Qual è il punto di vista di RAWA rispetto alle droghe?

RAWA: Pensiamo che la coltivazione dell’oppio in Afghanistan sia parte della strategia regionale degli USA di controllare questo prodotto, il terzo per grandezza nell’economia globale (in termini di valore monetario). E questo non è un fenomeno nuovo, ma è stato già un progetto delle operazioni coperte della CIA nella regione fin dall’inizio della guerra sovietica-afghana negli anni ’80. Oggi gli USA/NATO addirittura incoraggiano i proprietari terrieri a coltivare oppio. Ci sono alcune inchieste secondo cui persino le truppe USA avrebbero le mani nel traffico di droga e il governo degli USA ricaverebbe miliardi dal commercio della droga afghana. I militari del Regno Unito stanno negoziando accordi con i Talebani sulle droghe, ad Helmand.

Dal 2001 la coltivazione di oppio è cresciuta di oltre il 4,4%. Sotto l’occupazione USA/NATO, l’Afghanistan è diventato il più grande produttore di oppio del mondo, che produce il 93% dell’oppio mondiale.

Questo sporco affare ha raggiunto il gabinetto afghano, e recentemente persino Karzai è stato accusato da funzionari USA di sostenere i commercianti di droga. Suo fratello Wali Karzai è a capo della più vasta rete di trafficanti di droga a Kandahar. Il generale Daud, capo del dipartimento anti-narcotici del Ministero degli Interni, è lui

stesso un noto trafficante! I signori della Guerra dell’Alleanza del Nord controllano le rotte del contrabbando della droga verso le repubbliche dell’Asia Centrale.

Nessuno parla di questo orribile aspetto dell’occupazione USA dell’Afghanistan. Adesso noi viviamo in un narco-stato e le droghe hanno già avuto un impatto sulla gente con orribili conseguenze.

JP: Come organizzazione politica, qual è il rapporto di RAWA con i partiti politici in Afghanistan?

RAWA: Abbiamo buone relazioni con alcuni. Ma purtroppo la maggior parte dei gruppi politici, dei gruppi democratici, per i diritti umani, per i diritti delle donne, e gli intellettuali, non sono attivi. Trent’anni fa c’erano parecchie attività di questi gruppi, e RAWA era solo uno dei tanti. Dopo l’invasione sovietica e l’Alleanza del Nord, i Talebani e il Pakistan, molti attivisti sono stati arrestati, assassinati, o fatti fuggire all’estero. La nostra fondatrice, Meena, e molti altri, sono stati uccisi qui in Pakistan, nei campi di sterminio dei fantocci dei Russi e altrove. Negli ultimi trenta anni, le forze progressiste in Afghanistan hanno affrontato molte perdite e sono state sempre sotto pressione. E ancora oggi sono emarginate o neutralizzate dalla politica del “sistema delle ONG”.

Così le forze più potenti sulla scena politica sono i fondamentalisti o soggetti legati a loro, che rappresentano i loro interessi, ed utilizzano le proprie posizioni politiche per proteggerli.

Movimenti di sinistra e intellettuali sono stati grandemente indeboliti. Ma ci sono molti individui progressisti e amanti della libertà in giro, e abbiamo parecchia strada da fare per unire queste persone in un’unica forza. Ci sono anche alcuni piccoli gruppi e noi siamo in contatto con loro. Dobbiamo sostenerci reciprocamente.

C’è stata una qualche piccola resistenza contro gli USA/NATO e i signori della guerra, in alcune zone del paese. Se l’occupazione USA/NATO e le atrocità continueranno a lungo, ci sarà una resistenza crescente da parte della gente dell’Afghanistan.





Source: http://www.zmag.org/znet/viewArticle/18429








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