New York Times Magazine, 14 maggio 2000
DOMANDE A SAJEDA HAYAT E SEHAR SABA

Lacerare il Velo

  Due leader della resistenza anti-talibana parlano della scoperta di una voce politica di opposizione in un paese in cui alle donne viene imposto di non parlare.

Di KATHA POLLITT Fotografia : DANA SMITH

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  • Revolutionary Association of the Women of Afghanistan (RAWA)
  • Video Clips of Afghanistan (Courtesy of RAWA)
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  • Sajida and Saher in the USA

    Sajeda and Sehar - e noi vogliamo precisare che qui non stiamo usando i vostri veri nomi, bensì i nomi che usate per viaggiare, a causa dei pericoli in cui vi mette il vostro lavoro - voi siete entrambe membri della "Revolutionary Association of the Women of Afghanistan". Molti americani quando sentono la parola "rivoluzionario" pensano a "comunista" e "violento". Ci potete dire qualcosa di RAWA?

    SABA: RAWA è stata costituita nel 1977 come organizzazione che dia sostegno ai diritti delle donne e ai diritti umani sia per gli uomini che per le donne. Noi ci siamo opposte all'invasione russa, mentre oggi ci opponiamo al fondamentalismo e non solo ai talibani. Siamo a favore dell'istruzione, dell'assistenza sanitaria, dell'uguaglianza per le donne e per una democrazia durevole. In Afghanistan, questo viene considerato rivoluzionario.

    Voi vi siete stabilite in Pakistan, dove c'è una vasta popolazione di rifugiati afgani. Che tipo di opera svolge RAWA?

    SABA: Nei campi di rifugiati abbiamo scuole per ragazze e anche per i ragazzi. In Afghanistan, poiché le scuole per le ragazze sono state bandite dai talibani, dobbiamo operare nella clandestinità, organizzando corsi per le ragazze e scolarizzazione per le donne nelle nostre case. Inoltre, disponiamo di équipe sanitarie mobili. Tuttavia, tutti i corsi e tutte le lezioni vengono fatti in clandestinità totale, a causa dei talibani. Inoltre abbiamo anche dei progetti per dare un po' di profitto alle donne, come la tessitura dei tappeti.

    Alcune persone sostengono che il fondamentalismo fa parte della cultura afgana. Che cosa rispondente a coloro che vi accusano di voler imporre valori alieni, da Europa Occidentale?

    HAYAT: In un certo senso, sì, noi vogliamo garantire i diritti delle donne in Afghanistan, forse per la prima volta. Ma prima dei talibani, circa il 40% dei medici e il 60% degli insegnanti afgani erano donne. La gente confonde la cultura afgana con quella talibana, mentre invece gli afgani odiano i talibani.

    Lavorare in clandestinità in Afghanistan per combattere il regime talibano è un impegno estremamente pericoloso, vero ? Non siete mai state soggette a violenza?

    HAYAT: Durante le dimostrazioni contro i fondamentalisti siamo state attaccate due volte … colpite a bastonate, arrestate e messe in prigione. I nostri sostenitori maschi colpiscono i nostri avversari alle spalle, ma anche noi donne combattiamo. Io per esempio, sono stata picchiata dalla polizia pakistana. Siamo state arrestate perché vendevamo la nostra rivista.

    Siete entrambe intorno ai ventanni di età. Che cosa pensano i vostri familiari del vostro coinvolgimento politico?

    SABA: Mia madre non ha avuta molta istruzione. Quando sono tornata dalla scuola RAWA dopo tre anni, la mia famiglia si trovava in un campo di rifugiati. Io incoraggiavo mia madre a imparare a leggere e in due anni ci è riuscita e ora lavora come infermiera RAWA. Mio fratello fa la nostra guardia del corpo quando andiamo in giro a concedere interviste. Tuttavia, i miei parenti più anziani pensano che dovrei stare a casa e non permettere che degli uomini strani mi guardino per la strada.

    HAYAT: Anche mia madre è nella RAWA.

    E succede la stessa cosaa con i suoi parenti più anziani? Alcuni di loro dicono che dovreste condurre vite più convenzionali?

    HAYAT: Oh, sì. Io dovrei pensare a cose carine, a godermi la vita, sposarmi, pensare alla moda. Io dico certo, ma come si fa a pensare alla moda quando le persone vengono rapite e uccise e sono così povere da essere costrette a vendere i loro figli per strada? Forse qualcuno riesce a pensare alla moda, ma non noi.

    Fra di voi parlate dei rischi che potreste avere?

    HAYAT: Naturalmente. Ne scherziamo e cerchiamo di renderci forti. I membri più anziani e più esperti dicono che dovremmo tenerci pronte, ma non ci pensiamo troppo. Quando si pensa a cosa sta succedendo in Afghanistan, non ci si può preoccupare troppo della propria sicurezza personale. Invece, cerchiamo di stare allegre. Leggiamo dei libri scritti da donne che sono state coraggiose … donne iraniane, vietnamite, anche Giovanna d'Arco. Se mi sento depressa e perdo la speranza, allora cosa faranno le ragazze della mia età?

    SABA: Se i talibani mi prendessero in Afghanistan mi torturerebbero e mi ucciderebbero certamente, mi lapiderebbero come una prostituta. Quindi la punizione è già stata decisa ma io sono pronta a qualsiasi cosa potesse succedere. Un giorno o l'altro moriremo ma forse sarà una morte più onorevole di quella dovuta a cause naturali.


    http://www.nytimes.com/library/magazine/home/20000514mag-qa-taliban.html


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